#COWT12 – la sesta e ultima settimana (termina il 05/04 alle 22:59)

Celes continua a deglutire, ma l’azione non lo aiuta se non a prendere ulteriormente tempo. Ed anche questo, per la verità, non aiuta nessuno, meno che mai se stesso, perché più secondi passano maggiore è l’intensità con cui Fabian, Meridian e Calico lo guardano, mentre nei loro occhi di un blu quasi trasparente si avvicendano paura, speranza e curiosità.

Alla fine è Langley ad avanzare per primo, a interrompere lo stallo. Le sue dita scivolano in mezzo a quelle chiuse a pugno di Celes, sciogliendo muscoli e tendini per stringergli una mano. “Cee…” dice piano.

Shannen si avvicina a lui dall’altro lato. Anche lui gli stringe una mano, con una tenerezza che quasi sorprende chi li sta guardando. “Coraggio.”

Celes li guarda entrambi, prima l’uno, poi l’altro. Deglutisce un’ultima volta e si fa forza, torna ad affrontare suo fratello e i suoi bambini, per dire loro la verità che gli deve.

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“Regis è rimasto intrappolato in una Landa al di fuori dai confini dello spazio-tempo mentre tentava di recuperarvi,” racconta, abbassando lo sguardo. Mentre Meridian trattiene il fiato, coprendosi la bocca con entrambe le mani, Fabian spalanca gli occhi, sconvolto, e Calico emette un’esclamazione semi-strozzata. “Volevo andare a prenderlo, ma—”

“Ma certo che dobbiamo andare a prenderlo!” Meridian esclama alzando la voce e stringendo i pugni lungo i fianchi, “Non possiamo certo lasciarlo solo in— dovunque si trovi adesso!”

“ßąğğƑœƌƕ,” precisa Giovanna, “È questo il nome della landa.”

“Potrebbe chiamarsi anche Paninolandia, per quello che m’interessa! Dobbiamo andare a salvarlo!”

“Papà,” si intromette anche Fabian, una luce intensa che brilla nei suoi occhi, “Se davvero Regis si è perso perché stava cercando di salvare noi, non è forse nostro dovere provare a fare lo stesso con lui?”

“Soprattutto in considerazione del fatto che se si trova in questa situazione è solo per colpa mia!” aggiunge Calico, sorprendentemente coinvolto dalla conversazione, “Sono stato io a mandare i gemelli a spasso nello spazio-tempo, sono stato di nuovo io a coinvolgere Regis nel loro recupero, e sono stato poi sempre io a far fallire il primo tentativo appena prima che riuscisse! Mi sento responsabile, dobbiamo salvarlo!”

“Ragazzi,” Celes solleva appena la voce, e solleva anche una mano, richiamando i giovani al silenzio, “Credetemi, vi capisco molto bene. È stata anche la mia prima reazione. Ho subito pensato che sarei andato a recuperare prima lui, e poi avrei finalmente recuperato anche voi, e questa situazione francamente ridicola si sarebbe finalmente risolta. Ma…”

“Purtroppo non è una strada percorribile,” completa per lui Giovanna, scuotendo il capo. Ancora una volta, batte le mani e lascia che il modello del Polyverso si espanda sopra la sua testa, mostrando anche ai gemelli e a Calico ciò che ha già mostrato a Celes in precedenza. “Come potete vedere, ragazzi, i vostri giochetti non sono passati senza lasciare traccia sulla fibra spazio-temporale del Polyverso. Riuscite a vedere tutti quei buchi, tutte quelle smagliature? Sono stati i vostri viaggi nello spazio-tempo a causarli. Si suppone che la stirpe delle Veggenti possa saltare da una Landa ad un’altra, ma non da un tempo ad un altro. Il tempo è una materia molto delicata, basta sfiorarlo male per causare un danno. E più danni si accumulano, più diventa difficile ripararlo… fino a che non è più possibile farlo.”

Fabian e Meridian si avvicinano alla riproduzione impalpabile del Polyverso, improvvisamente ammutoliti dalla spiegazione di Giovanna.

“Questa… questa situazione… è colpa mia?” esala Calico, sconvolto. La sola idea di aver potuto causare un danno al Polyverso lo atterrisce.

“No,” è Fabian a parlare, la voce più cupa e pesante di quanto non sia mai stata. “È colpa nostra.“

Meridian deglutisce, il cuore stretto in una morsa. Se si guarda alle spalle, se guarda a se stessa negli ultimi mesi, forse perfino negli ultimi anni, si vede costantemente in fuga. In fuga da responsabilità che pensava di non volere, in fuga da un ruolo che pensava dovesse imprigionarla, in fuga da un mondo che pensava di potersi lasciare indietro e che invece le è rimasto aggrappato addosso come la salsedine sulla pelle dopo una giornata tra mare e spiaggia. Pensava di non poter sacrificare se stessa per il Polyverso, pensava non le importasse abbastanza. E invece adesso lo guarda, questo immenso sistema che avrebbe dovuto proteggere, e lo vede così danneggiato, e ne sente il dolore come se fosse il proprio. La consapevolezza di aver contribuito in grossa parte a farlo soffrire così la schiaccia, quasi le manca l’aria, e nella parte più intima di sé sa già che anche per Fabian è lo stesso.

Con un gesto improvviso e carico di necessità, la sua mano scatta a cercare quella di Fabian, e la stringe. Lui ricambia la stretta, accarezzandone il dorso con il pollice. “Possiamo avere dieci minuti?” chiede con un filo di voce. “Solo Meridian e io.”

Celes lancia un’occhiata a Giovanna, e quando la vede annuire annuisce a propria volta. “Va bene, ragazzi. Certo che sì. Potete avere tutto il tempo che desiderate.”

Silenziosamente, la famiglia reale abbandona la sala del trono. Giovanna va via per prima, seguita da Celes, affiancato da entrambi i suoi consorti. L’ultimo ad uscire è Calico, che si sofferma sulla soglia per un istante a guardare i suoi nipoti, ancora fermi in piedi di fronte all’ologramma del Polyverso che galleggia a mezz’aria davanti ai loro occhi. Sospira pesantemente, e una parte di lui vorrebbe restare, offrire loro parole di conforto. Ma realizza alla fine che non si tratta del suo ruolo, e che probabilmente i gemelli non ne hanno nemmeno bisogno, per cui si allontana a sua volta.

Nel momento esatto in cui si ritrovano da soli, Fabian e Meridian si voltano l’uno verso l’altra. Trattengono il fiato un secondo, e poi lasciano andare due sospiri gemelli, profondi ed esitanti, mentre coprono la già esigua distanza che li separa, appoggiandosi l’uno all’altra fronte contro fronte, chiudendo gli occhi. Il calore del loro abbraccio li avvolge come un bozzolo, e in esso trovano tutto il conforto di cui hanno bisogno, tutta la forza che gli necessita per ritrovare il proprio centro, riprendere a pensare con chiarezza.

“Sto da schifo,” dice lei per prima.

Fabian annuisce, sporgendosi appena a sfiorarle le labbra con un bacio. “Pensavo di poter rinunciare a tutto senza problemi, ma nel vedere il Polyverso in queste condizioni io…”

“Sento di doverlo proteggere,” Meridian completa la frase, “Di doverci almeno provare.”

Fabian apre gli occhi e solleva entrambe le mani, portandole a incorniciare il volto della sorella. La guarda negli occhi, legge la sua anima con una semplicità che fino a poco tempo fa gli sarebbe sembrata impossibile, e poi deglutisce. “Te lo dirò solo una volta. Non lo ripeterò mai più, fuori da questa stanza, ma tu saprai per sempre che è vero.” Esita un secondo, poi prosegue. “Se persa su quella Landa ci fossi tu, e per trovarti dovessi fare a pezzi il Polyverso, io lo farei.”

Meridian posa le mani su quelle del fratello e stringe appena. Il suo sguardo ha la stessa intensità di quello di Fabian mentre, senza esitazione, risponde: “Ed io farei lo stesso per te.” E poi anche lei si ritrova ad esitare, e finisce per aggiungere. “E lo farei solo per te.”

Quello che le sue parole non dicono pesa quasi più di ciò che dicono. Ed è una realizzazione per entrambi, comprendere che esiste solo una cosa, una cosa in tutto il Polyverso, che potrebbe costringerli davvero ad agire come pazzi. Qualsiasi altro elemento, indipendentemente da quanto sia loro caro… no, non sarebbe abbastanza.

Fabian deglutisce, allungandosi a stringere la sorella in un abbraccio ancora più intimo. Parla con le labbra premute contro il suo collo. “…non voglio salire al trono da solo,” dice, coprendole la pelle tenera e un po’ accaldata di baci, “Non voglio fare niente da solo, non voglio fare niente che non sia con te. Non mi interessa cosa dobbiamo fare per riuscirci, se dobbiamo dividerci i ruoli o— non lo so, non mi interessa, voglio che lo facciamo insieme.”

Meridian trattiene il respiro solo per un istante, poi lo rilascia, lasciando che la sua carezza calda scivoli sulla guancia di Fabian mentre lei piega il capo per dargli più spazio, più possibilità di muoversi, più se stessa di quanto lui non possegga già. “Anche io non voglio fare niente se non posso farlo con te,” esala con voce appena tremante, premendosi ansiosamente contro di lui, “Se possiamo farlo insieme, qualunque sia la sua forma, allora mi sta bene. Mi sta bene, Fabi, lo— lo voglio.”

Le sue parole gli scivolano lungo la spina dorsale come miele caldo, infiammandogli il bassoventre. Le sue braccia si stringono attorno al corpo della sorella con forza rinnovata, mentre la sospinge, in un concerto di sospiri ed ansiti, verso il trono. Sul quale scivola a sedere, attirandola con forza sopra di sé.

Meridian gli si sistema in grembo, serrandogli le cosce attorno ai fianchi. Lo guarda, le spalle scosse da respiri profondi, le mani che si stringono con forza attorno alle sue spalle. “Lo voglio,” ripete ancora.

Fabian si lecca le labbra, le cinge i fianchi tra le mani e si muove lentamente sotto di lei.

*

Il mondo che gli si plasma di fronte agli occhi è sconosciuto, e allo stesso tempo lo conosce così bene da strappargli l’aria dai polmoni. È il mondo che ha visto spesso realizzarsi nei suoi peggiori incubi.

Di fronte a lui si stagliano le rovine di quello che è stato il meraviglioso Palazzo d’Estate. Il suo cristallo è spento, adesso, opaco come vetro smerigliato, crepato, spezzato addirittura in taluni punti, così tanto da consentire agli occhi di scrutare l’interno buio delle stanze in rovina, con le loro tende strappate che si accasciano sul pavimento, i mobili ricoperti di polvere, i divani dai piedi sbeccati che giacciono sbilenchi come grossi animali ormai morti.

Regis stringe i pugni lungo i fianchi, e poi stringe anche gli occhi. Non ha mai pregato, ma comincia adesso. Ti prego, no. Ti prego, ti prego, portami via di qui.

“Pregare non ti servirà,” dice qualcuno alle sue spalle. La voce è conosciuta, eppure così differente rispetto a quella che ricorda da fargli domandare se il giovane uomo dai lunghi capelli biondi lasciati a muoversi nel vento, sciolti lungo le spalle, sia davvero lo stesso Calico che ricorda. Regis presume di no. Quest’uomo è più adulto del ragazzo che ricorda, e la sua pelle è coperta da cicatrici di cui l’incarnato di Calico non conosce nemmeno l’ombra. “Salve, stregone. Sembra che tu abbia giocato con lo spazio-tempo una volta di troppo.”

Regis si volta verso di lui, osservandolo più nel dettaglio. Questo Calico sembra più robusto rispetto a quello che conosce lui, come se il tempo e la vita avessero operato sul suo corpo modifiche strutturali necessarie a garantirgli la sopravvivenza. “Calico?”

Il giovane si lascia andare a un ghigno amaro. “O quello che ne resta,” dice, “La gente del popolo mi chiama il Fantasma, ormai. Sono rimasto l’unico ad aggirarsi ancora tra queste rovine. Proprio come un fantasma, in effetti.”

“In che luogo mi trovo?”

“In nessun luogo, stregone,” ride Calico, scuotendo il capo, “È un luogo al di là di tutti i luoghi. Oltre qualsiasi unità di tempo. Il luogo dove tutti i tuoi peggiori incubi si avverano. Dove finisci quando hai sbagliato troppo, e hai troppi errori da espiare.”

“Io…” Regis stringe i pugni lungo i fianchi, guardando in basso, “Io ho fatto del mio meglio.”

“E purtroppo non è stato abbastanza,” lo liquida brevemente Calico, scrollando le spalle. “Vieni con me,” dice quindi, “Ti porto a fare un giro.”

Attraversano la landa desolata in cui la città abbandonata si è trasformata, e mentre camminano Calico racconta la storia di questo regno, una storia di dolore e morte. Anche in questa versione delle loro vicende, i gemelli sono spariti per causa sua, ma contrariamente a quanto ha fatto Calico nel suo mondo questo Calico è subito corso da Celes, e sono stati entrambi ad affidare il problema alle sapienti mani di Regis, che li ha rassicurati, promettendo che sarebbe stato in grado di riportarli a casa. Ma l’incantesimo che avrebbe dovuto compiere questo miracolo gli è sfuggito di mano, l’energia che Regis stava cercando di canalizzare è esplosa con una violenza incontrollabile, investendo i gemelli, facendoli a pezzi. La sala del trono del Palazzo d’Estate è stata lavata nel loro sangue, e Celes non ha retto il colpo. La sua furia si è abbattuta sull’intero regno, causando morte e devastazione ovunque.

“Il risultato è quello che vedi,” conclude Calico, fermandosi all’improvviso.

Regis lo imita, guardando nella stessa direzione che Calico indica. Alla lunga file di tombe che si estende di fronte a loro. Le tombe di ogni singola persona Regis abbia mai conosciuto in vita propria.

“Il tuo incubo peggiore, stregone,” Calico sogghigna, allo stesso tempo crudele e freddo, “Un fallimento talmente enorme da non lasciare altra traccia che la morte.”

Regis credeva che l’età e l’esperienza potessero proteggere da qualsiasi tipo di dolore.

Mentre si accascia in ginocchio di fronte alle tombe di marmo dei gemelli, scopre di essersi sempre sbagliato.

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Utenza e COWTanza, Giramondi adorati! Il Team Fabian si è aggiudicato la quinta settimana, il Team Meridian è passato in vantaggio grazie all’ottimo risultato nelle missioni secondarie, il Team Calico come la tigna non molla ed è ad appena 31 punti dalla vittoria (e in palio questa settimana ce ne sono molti di più!).

Reminder utili:

• il regolamento lo trovate a questo link;
• la composizione delle squadre la trovate a questo link;
• le vostre chat di squadra sono su Slack;
• la pagina per monitorare l’andamento delle squadre la trovate a questo link;
• il form di LDF permetterà la segnalazione dei fanwork ma solo quando sarete avvisati in Taverna;
• la masterlist delle storie è online;
• il contaparole ufficiale di LDF è l’unico strumento valido per misurare le vostre storie, e lo trovate a questo link.

La classifica dopo la quarta settimana:
Meridian 2249 Mana
Fabian 2242 Mana
Calico 2218 Mana

Ma bando alle ciance e scopriamo quali sono le limitazioni, le missioni e i prompt di questa settimana!

Buona settimana!