Categoria: Iniziative

Il pavimento di cristallo è ormai ridotto in schegge.

Su di esso resta poco: frammenti del soffitto, il relitto di un enorme lampadario. Una nebbia persistente, risultato dell’esplosione la cui eco ancora persiste rimbalzando contro il poco che resta delle pareti, soffoca la stanza, ma lentamente va diradandosi. Mostrando il cadavere ormai impietrito e senza vita di Castaros e la minuscola fiamma della Luce Eterna, che caparbia continua a pulsare. Accanto al corpo immobile e dagli occhi spenti di Regis, vicino al quale i gemelli crollano in ginocchio, urlando tutto il loro dolore impotente.

Leggi tutto “#COWT13 – Finale”

La famiglia reale attacca il Palazzo d’Estate quella notte stessa, massivamente e in forze. Due Celes guidano l’assalto, uno più forte, uno meno forte, entrambi ardenti dello stesso fuoco che si agita in fondo ai loro occhi, però: la certezza che la presenza di Castaros all’interno del Palazzo, così vicino alla Fonte del potere delle Veggenti, sia un abominio contronatura. La linea di discendenza è chiara, nessuna delle azioni compiute da Manila prima, da Celes poi e dai gemelli a seguire può essere servita ad infangarla o spegnerne la luce, ed il potere che ribolle ad entrambi nelle vene ne è la prova.

Seguono i gemelli, Meridian al centro, risplendente di una luce battagliera che agita gli oceani nei suoi occhi, Fabian al suo fianco, piccoli fulmini di luce rossa e pulsante che scoppiettano sulle punte delle dita mentre avanza, e Regis dall’altro lato, mentre il vento che è padre dei suoi poteri agita il mantello alle sue spalle, e gli scompiglia i capelli brizzolati. Compatti e forti della condivisione della loro essenza, sentono che nulla può fermarli, in questo momento, e la terra che trema sotto i loro passi decisi sembra confermarglielo.

Alle loro spalle, il resto della famiglia: Metacomet e Vesper insieme a Manila, Lacros e Laenton, Langley alla guida dell’esercito della luce, Shannen al suo fianco a infondergli qualsiasi goccia di forza gli resti, e poi gli stregoni delle Lande, ed a chiudere la fila Calico ed Eudora, certo meno potenti degli altri, ma ugualmente fondamentali, in questo momento.

Avanzano compatti, affrontando ogni singolo membro dell’esercito personale di Castaros, lasciandosi alle spalle macerie e corpi privi di conoscenza. Nella mente di ognuno di essi solo un obiettivo: proteggere Tanit, proteggere il Polyverso.

“Castaros!” ruggisce Celes mentre abbatte un soldato, mentre il suo doppio al suo fianco ne tiene a bada altri due, nonostante la debolezza che minaccia di sopraffarlo ad ogni passo, “Castaros, maledetto! Dove sei?!”

Eudora schiva l’attacco di un altro soldato e si ferma ansante accanto al veggente. “Dev’essere ancora lì…” dice senza fiato, “Ancora alla Fonte!”

“Dobbiamo fermarlo adesso!” strilla Manila dalle retrovie, aggrappandosi al braccio di suo fratello per sollevarsi a mezz’aria e sferrare un calcio rotante a due soldati che li attaccano, lasciandosi poi andare per planare aggraziata tra le braccia di Laenton, che la afferra saldamente solo per un istante, prima di lanciarla ancora una volta per aria, diretta a pugni tesi contro un’altra guardia, “Solo gli dei sanno per quanto tempo è stato già a contatto con la Luce, potrebbe essere già troppo tardi!”

“Non finché vivo io,” Celes aggrotta le sopracciglia, furioso, afferrando la spada orizzontalmente per respingere un altro attacco. L’altro Celes, dietro di lui, gli dà la spinta per spedire i soldati a contare le stelle dopo una colossale testata contro la parete del corridoio.

“Non finché siamo vivi entrambi,” risponde il suo doppio, ansimando esausto, ma ancora bruciante di spirito combattivo.

Regis avanza con un balzo, i gemelli poco dietro di lui. “Andiamo avanti noi,” dice brevemente a Celes, “Se voi pensate di poter tenere fermo questo branco di marionette qui.”

“Non preoccuparti di niente, stregone,” ghigna Langley, atterrando al fianco di Celes insieme alla cascata urlante di soldati di luce, “Pensa a proteggere i miei bambini, piuttosto.”

Shannen afferra arco e frecce e ringhia sottovoce, abbattendo i soldati che a cariche simili a cascate si riversano attraverso le porte alla fine del corridoio. “Se vi fate ammazzare, giuro che vi riporto in vita solo per ammazzarvi di nuovo a bastonate,” minaccia Meridian e Fabian.

I ragazzi annuiscono seri, le mani strette dalle dita intrecciate. “Staremo attenti,” dice Meridian.

“Abbiamo almeno il 42% di possibilità di farcela,” chiosa Fabian, “Lo dicono le mie tabelle.”

“Castaros!” strilla Meridian, correndogli incontro, “Togli quelle luride mani dalla Luce!”

Castaros ride, e la sua risata riecheggia cristallina e allo stesso tempo spaventosamente oscura fino alle volte di vetro trasparente del soffitto. “Sciocca ragazzina,” dice con voce che non ricorda più neanche quella che i gemelli conoscono bene, per averla spesso sentita rivolgersi con toni oltraggiati e lamentosi al Parlamento, “Non c’è più niente che possiate fare, ormai. Io e la Luce siamo un’unica cosa, come sempre avrebbe dovuto essere!”

“Non hai mai avuto questo diritto!” urla Fabian, affiancandosi alla sorella e cominciando a caricare l’onda magica che insieme vogliono scagliargli contro, “Il diritto è nostro! Siamo i legittimi eredi al trono, e tu— tu non sei niente! A parte un meschino, piccolo uomo amareggiato dai suoi stessi fallimenti e dalla sua stessa incompetenza!”

“E chi sarebbe competente, piccolo Fabian, tu, forse?” Castaros ride di nuovo, una risata appuntita, aggressiva, “Tu, che hai bisogno di disegnare schemi e compilare tabelle per prendere qualsiasi decisione? O forse tua sorella, che non riesce a trascorrere un giorno della propria esistenza senza inciampare e cadere per sbaglio a gambe larghe su un pene eretto?”

“Come ti permetti?!” ringhia Fabian, furioso, ma Meridian gli appoggia una mano sulla spalla e stringe, rassicurandolo.

“Lascialo parlare,” ringhia anche lei, “La verità non mi offende. Hai certamente ragione, Castaros, di sicuro mi piace il sesso. Forse, se anche tu ne avessi fatto un po’ di più nel corso della tua misera, triste vita, saresti stato meno frustrato, e adesso non ci troveremmo in questa situazione!”

Castaros la osserva e stringe i pugni lungo i fianchi, la pelle ormai dura come pietra che scricchiola nel movimento. “Stupida puttanella…” ringhia, “Qualcuno avrebbe dovuto metterti al tuo posto anni orsono. Fa niente, comunque. Sarò lieto di essere io a farlo per primo. E per ultimo.” Intorno a tutto il suo corpo si spande all’improvviso un’onda di intensa energia rosso cupo. Si fa più potente istante dopo istante, allargandosi come una macchia, eppure vibra, vibra come una cosa che sta per esplodere.

Regis è il primo a notarlo, e trattiene il respiro mentre si lancia a frapporsi fra Castaros e i gemelli non appena il fascio di luce si convoglia in una enorme sfera che Castaros lancia diretta contro di loro. Regis si pianta allargando le braccia di fronte ai gemelli, erigendo uno scudo di aria turbinante che devia il proiettile di energia appena in tempo.

“Castaros!” urla, “Pensa a ciò che stai facendo! Il potere che stai rubando non ti appartiene, non è fatto per essere contenuto nel tuo corpo! Stai contribuendo a sgretolare ulteriormente il tessuto stesso del Polyverso, non è una battaglia che puoi vincere, puoi solo causare altra distruzione!”

“Taci, stregone dei miei stivali!” ruggisce Castaros, mentre dalle sue mani si sprigionano decine di proiettili di energia, che crivellano di colpi lo scudo di Regis, il quale fatica a mantenerlo in piedi, “Io posso addomesticare questo potere! Posso farlo mio! Posso usarlo nel modo migliore, il modo in cui nessun membro di questa depravata famiglia reale può riuscire ad utilizzarlo! Il potere è mio, avrebbe sempre dovuto essere mio, e adesso che è nelle mie mani nessuno potrà più strapparmelo via!”
Ed è in quell’istante che Regis la sente: trasportata dalle parole velenose sbraitate da Castaros, la profonda bramosia che anima quest’uomo, la sete di potere che lo acceca, oltre la quale non è in grado di percepire altro; il bene del Polyverso e di tutti i suoi abitanti non conta, non conta il bene di Tanit, neanche il bene di sua figlia, che al di là della Porta di Fuoco combatte al fianco del resto della famiglia reale. Tutto ciò che conta è avere il potere, più potere, ancora più potere. Non c’è nient’altro che Castaros voglia di più in tutto il Polyverso.

Con un tuffo al cuore, Regis realizza che lui e Castaros si assomigliano, almeno in questo. Entrambi hanno qualcosa il cui valore supera quello del resto dell’esistenza. Entrambi sono disposti a tutto per una cosa – una cosa soltanto.

Castaros ha fatto la sua mossa. Ha compiuto il suo sacrificio.

Sta a Regis, adesso, compiere il proprio.

Trattenendo il vortice in continua rotazione per evitare che lo scudo si dissipi, Regis si volta verso i gemelli e li osserva per l’ultima volta. Meridian e Fabian lo guardano smarriti, chiedendosi cosa intenda fare, silenziosamente cercando da lui ancora una risposta, come quando facevano da piccoli e lui non era altro che il loro insegnante, e consegnare nelle loro piccole mani tutte le risposte del mondo era l’unico scopo della sua vita. Ebbene, ha ancora una risposta da dare loro. L’ultima.

Sorride a entrambi dolcemente, mentre nel fondo dei loro occhi chiari germoglia la consapevolezza di ciò che sta per fare. “Vi ho amati,” sussurra nel boato del vento. Un istante prima di voltarsi nuovamente verso Castaros e concentrare l’interezza della sua essenza – l’essenza che i gemelli gli hanno ridato – nelle sue mani, lasciando che esploda fuori da sé, che si trasformi nell’uragano che porrà fine a tutto questo. L’uragano che si sprigiona dal suo corpo investe l’interezza della sala, travolge tutto, Castaros, la fonte, le pareti. Scoperchia la stanza facendo esplodere il soffitto verso il cielo, frantuma il cristallo eterno del Palazzo d’Estate. È un istante di caos primordiale durante il quale il rombo del vento si mischia alle urla di Castaros, di Regis, perfino dei gemelli.

E poi è silenzio.

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Abbiamo le bocche cucite. 😐

Vi ricordiamo che questa è l’ULTIMA settimana e termina mercoledì 5 aprile alle 22:00!

Reminder utili:

• il regolamento lo trovate a questo link, e dovete leggerlo molto bene;
• la composizione delle squadre la trovate a questo link;
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• il form di LDF permetterà la segnalazione dei fanwork a partire da questa sera a mezzanotte, ma non usatelo prima di aver scelto i bonus!;
• la masterlist delle storie è qui e il simulatore è qui;
• il contaparole ufficiale di LDF è l’unico strumento valido per misurare le vostre storie, e lo trovate a questo link.

Ma bando alle ciance e scopriamo quali sono le limitazioni, le missioni e i prompt di questa settimana!

Ricordate che siamo qui per ogni domanda, ma che vi è tassativamente e moralmente proibito cominciare a chiederci robe tipo “maaaaa se io scrivo su mia nonna in carriola e mio nonno sul trattore, posso usarla come interpretazione di questo o quel prompt?”, perché queste sono sempre le domande alle quali non manchiamo mai di rispondere con un educatissimo “fai il cazzo che ti pare”, e comunque, when in doubt, sostituite a tutti i prompt che non sapete interpretare la parola “culo” e sarete a cavallo. Fidatevi, funziona sempre.

Possa il COWT essere sempre in vostro favore!

Vesper e Metacomet arrivano alla casa nascosta nel folto della foresta a notte fonda. Dall’interno non giunge che la flebile luce delle candele, ed un silenzio irreale, che sorprendentemente coinvolge l’intero ambiente circostante, che fa loro temere per il peggio fino a quando Langley non apre la porta, accogliendoli con un sorriso un po’ stanco, ma sereno.

“Manila era certa che ce l’avreste fatta,” dice, accogliendoli all’interno della casa, “Avete avuto particolari difficoltà?”

“Naturalmente no,” Vesper si avvicina alla piccola cucina in muratura, di fronte alla quale Lænton sta preparando una zuppa dall’odore incredibilmente invitante, mentre Shannen affetta cipolle al suo fianco. “Piuttosto, sapete che Calico si trova a Palazzo, in questo momento?”

“Sì, Celes ci ha avvertiti,” annuisce Lænton, “Lacros voleva seguirlo, inizialmente, ma siamo riusciti a convincerlo a non farlo. L’avrebbe messo ancora più in pericolo. Non possiamo che sperare che sappia cosa sta facendo.”

“Ritengo di sì,” annuisce Vesper. Ruba una carota dal tagliere prima che Lænton termini di versarne il contenuto nel pentolone e, mettendola in bocca, chiede: “Many?”

“Con Lacros, insieme a Celes.”

“E quell’altro,” aggiunge Langley con un brivido. “Non riesco neanche a entrare nella stanza, quando sono insieme. Sono identici, eppure…”

“Aspetta un secondo,” Metacomet aggrotta le sopracciglia, confuso, “Quell’altro chi? Chi è identico a chi altro?”

Con un sospiro stanco, Shannen passa a Lænton la cipolla e poi afferra un tagliere di carni essiccate e formaggi, portandolo a tavola. “Sedetevi. Avrete bisogno di rifocillarvi. E noi abbiamo un paio di argomenti su cui aggiornarvi.”

“Mio Prezioso,” Manila sospira, appoggiandogli una mano sulla spalla, “Ti prego, andiamo di là. Non puoi continuare ad aspettare. La sua essenza è quasi completamente esaurita, per quello che ne sappiamo potrebbe anche non svegliarsi mai più. Finirai per esaurirti anche tu, se non mangi qualcosa.”

“Non preoccuparti, madre. Sto bene.” Celes scuote il capo, ma continua a guardare l’altro se stesso dalle guance smagrite e l’espressione corrucciata perfino nel sonno. Quello è il volto di una persona che non ha conosciuto un attimo di felicità in anni. Si chiede se anche lui avrebbe lo stesso aspetto, se avesse subito le stesse circostanze. “Vi raggiungerò a breve.”

“Ma Celes—” Manila insiste, ma Lacros le cinge un polso tra le dita, dolcemente, trattenendola.

“Lascia stare,” le dice, scuotendo il capo, quando lei si volta a guardarlo, “Starà bene. È forte. Può superare anche questo.”

Manila sospira, rassegnandosi ad abbandonare la stanza. “Continuiamo a ripeterlo,” dice, “Celes può superare anche questo, Celes può farcela, Celes è forte. Ma a volte essere forti non basta.”

Sono le ultime parole che sua madre pronuncia prima di andare via, ma Celes non le sente. Concentrato sul suo stesso volto deturpato dal dolore, continua a pensarsi nella stessa situazione che questo altro da sé deve aver vissuto e continua a domandarsi quale effetto avrebbe avuto su di lui. Sarebbe stato abbastanza forte? Sarebbe riuscito a superarla?

Distrattamente, si alza dalla sedia sulla quale è rimasto sprofondato fino ad ora e si avvicina alla figura priva di conoscenza sul pavimento. Inginocchiandosi al suo fianco, ne sfiora il volto dai lineamenti affilati.

È in quel momento che Celes apre gli occhi.

Calico deglutisce, annuendo appena. “So che ti chiedo tanto. E non so se riuscirei a dire di sì, al tuo posto.”

“Mio padre si è preso cura di me da solo fin da quando ero in fasce,” insiste lei, la voce che vibra di preoccupazione e di un accenno di senso di colpa che non riesce a controllare nonostante sia consapevole del fatto che aiutare Calico sia la cosa giusta da fare – l’unica possibile.

“Me ne rendo conto,” Calico annuisce ancora e si allunga a stringerle le spalle tra le dita. Sono soffici e piccole e deliziose al tatto. Non ha mai desiderato toccare nessuno come desidera toccare Eudora. Dolcemente. Con piccoli tocchi che siano in grado di farle percepire il calore e la tenerezza con cui la guarda, la familiarità che prova maggiore è il tempo che passano insieme e più intensa diventa la loro connessione mentale. “Dora— se non pensi di riuscire a farcela, capirò. Troverò un altro modo.”

Eudora abbassa lo sguardo, pensierosa. “Non esiste un altro modo,” sospira, “Nessuno ha accesso alla sfera più personale di mio padre come posso accedervi io. Con nessuno mio padre si apre allo stesso modo. Con nessuno è ugualmente onesto. Se qualcuno può fare ciò di cui hai bisogno, Calico… quel qualcuno sono io.” Si prende un secondo per riflettere, poi solleva gli occhi scintillanti su Calico ed appoggia una delle sue piccole mani dalla pelle diafana su quella di lui che ancora le sfiora la spalla. “E lo farò.”

“Fabi—” comincia Meridian con tono di rimprovero, “Ma che cavolo—”

“Ho la soluzione!” quasi grida suo fratello, spalancando sul letto un tomo sul quale evidentemente sta studiando da ore, “Ecco. Ne parla proprio qui. Esiste un metodo infallibile per restituire l’essenza ad un corpo che ne è stato privato.”

Regis mette a fuoco a fatica il titolo del volume ed aggrotta le sopracciglia. “Fabian, ti prego, non puoi essere serio,” sospira, “Quel volume è volgare narrativa.”

Meridian afferra il volume e se lo sistema in grembo, sfogliandone le pagine con curiosità. Più va avanti nella lettura, più le sue guance si tingono della sfumatura rosa brillante di un imbarazzo che sfocia spesso e volentieri nell’anticipazione del piacere. “Ma… dobbiamo eseguire tutti questi passaggi? Ognuno di essi?”

“Singolarmente e uno dopo l’altro, sì,” annuisce Fabian, “Ancora e ancora finché il suo corpo non sarà rinvigorito a sufficienza.”

“Meridian, per favore,” grugnisce Regis, “Non lasciarti convincere da queste sciocchezze, io non—” ma non ha modo di portare a termine la frase, perché Meridian si alza in piedi, lancia il libro sulla scrivania e scioglie il fermaglio che tiene insieme la sua veste sulla spalla sinistra, lasciando che il tessuto plissettato scivoli lungo le curve del suo corpo fino a raccogliersi in una nuvola bianca ai suoi piedi.

Regis deglutisce, incapace di proferire parola.

“Io sono pronta,” dice Meridian, voltandosi verso il fratello, “Tu?”

Fabian la guarda, perdendosi per un istante nell’osservazione adorante del suo corpo. Poi annuisce serio, e comincia a sbottonare la camicia.

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La terza settimana è andata: ne restano altre tre!

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Casa di Regis è un luogo familiare per l’interezza della famiglia reale, ma lo è in particolar modo per Fabian e Meridian, i quali hanno trascorso gran parte della loro infanzia e della loro giovinezza tra queste stanze, durante le lunghe ore di lezione alle quali il loro precettore li costringeva perché la loro formazione fosse ineccepibile da ogni punto di vista. Meridian e Fabian avrebbero dovuto frequentare l’Accademia di Titania, come tutti i loro familiari avevano già fatto prima di loro, ma la possibilità che venissero smistati in case diverse causava loro una tale ansia che Celes, alla fine, aveva preferito non obbligarli: potranno frequentare l’Accademia quando vorranno, d’altra parte. (Questo sempre che riescano a sopravvivere a tutta questa situazione.) Lasciare che fosse Regis a istruirli, senza doverli necessariamente separare, era sembrata a tutti una decisione saggia, al tempo.

“Non so davvero come scusarmi per quanto è accaduto e sta tutt’ora accadendo,” dice piano Eudora, gli occhi bassi, i capelli biondo miele che risplendono sotto la luce della luna. “Non è mai stata mia intenzione spodestare la tua famiglia così.”

“Così?” Calico inarca un sopracciglio, voltandosi sospettosamente a guardarla, “Quindi intendevi farlo in qualche altro modo?”

“Militare?” ride piano lei, “Calico, io il CPU l’ho fondato.”

Calico scuote il capo. “Questo non mi giustifica.” Poi, dopo averle preso le mani tra le proprie, guardandola intensamente negli occhi aggiunge: “Eudora. Vuoi aiutarmi ad organizzare un vero colpo di stato?”

Lei non si degna nemmeno di rispondergli.

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Two down, four to go! Mentre Fabian torna dai suoi veri amori (sua sorella e le tabelle, ovviamente) (e forse anche Regis), Eudora e Calico si conoscono meglio, e Vesper invoca l’aiuto divino, è il momento di quella che sarebbe stata la settimana della sagra! Eccetto che abbiamo altre prelibatezze da gustare.

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Della baita che è stata rifugio della famiglia reale non resta altro che uno scheletro annerito dalle fiamme. Il fumo, grigio e denso, si solleva dalle macerie e si innalza verso il cielo in ampie volute che nascondono il blu alla vista in maniera così imperiosa da trasformare la primavera in inverno, e sotto questo cielo spettrale si consuma una battaglia la cui importanza trascende il momento – Fabian, Meridian e Calico, gli eredi della stirpe delle Veggenti, con la forza della loro gioventù, della loro ambizione, e con il desiderio dirompente che hanno di proteggere ciò che amano, e ad opporsi a loro quello che sembra il fantasma del padre e del fratello per il quale farebbero qualsiasi cosa, un Celes dai lineamenti affilati, scavato dal dolore, all’interno dei cui occhi si apre un baratro nero come il lutto che porta, e che lo rende disposto a tutto pur di ottenere ciò che desidera.

“Smettete di combattermi!” ringhia mentre il peso della battaglia comincia a farsi sentire e i livelli della sua essenza vacillano, messi a dura prova dalla resistenza dei gemelli e di Calico ma anche dalla fatica che sta facendo a tenere aperto il varco fra i due mondi, nonostante l’uso smodato che sta facendo dell’essenza di Regis per alimentare la propria magia, “Voglio solo riavervi con me! Perché lui dovrebbe meritarvi più di quanto non vi meriti io?! Non ho fatto niente di male, e nonostante questo vi ho persi! Vi ho persi tutti! Vi rivoglio e basta!”

Sono le sue parole a risvegliare Celes dal torpore della magia all’interno del suo corpo, è il loro suono sbagliato, ingiusto, a consentirgli di scattare ad affiancarsi ai suoi figli. Una mano sulla spalla di Meridian e la magia d’attacco della ragazza si potenzia in un lampo rosso che costringe l’altro Celes a indietreggiare di un paio di passi, una mano sulla spalla di Fabian e la cupola perfettamente semisferica della sua barriera si allarga, consentendo a Calico di avanzare e intensificare i propri attacchi. “Taci!” urla, “Non so chi sei, non so da dove vieni, ma qualsiasi dolore tu abbia subito non ti rende più meritevole di avere i miei figli! Sono miei e non puoi sottrarmeli!”

“Ragazzi— Dovete fare qualcosa per Regis!” strilla Manila, dietro di loro, aiutando Lacros a rimettersi in piedi assieme a Laenton, “È lui la chiave di tutto! Deve averlo trovato su ßąğğƑœƌƕ, e ora sta usando la sua essenza per ancorarsi a questo mondo e potenziare la propria magia! Strappategli Regis e potrete sconfiggerlo!”

L’altro Celes urla come una bestia ferita, un fiotto di magia di un rosso intenso che si sprigiona dalle sue mani. “Madre!” grida, la voce che gronda dolore, “Non ostacolarmi!”

E la voce di Manila si solleva furiosa, priva di magia, forse, ma non di energia. “Non sei mio figlio!” tuona furente, “Mio figlio non alzerebbe mai un dito sui miei nipoti! Non alzerebbe mai un dito sul loro mentore! E non tradirebbe mai in questo modo la sua famiglia!”

È forse proprio il giudizio di Manila che lo costringe a vacillare, e in quell’esitazione Celes vede un varco. “Meri,” sussurra a sua figlia, “Lascialo a me. Non appena te lo dico, scatta verso di lui, afferra Regis e interrompi il contatto tra di loro.” Poi si prende un istante per prepararsi, e subito dopo spinge la figlia in avanti e trattiene il figlio indietro, urlando “Ora!”

La barriera di Fabian si interrompe all’improvviso, così come anche il fascio di energia che si sprigionava dalle mani di Meridian. Restano solo Celes e l’altro Celes a confrontarsi ad armi pari, due raggi di colori diversi, dorato e brillante quello di Celes, rosso intenso quello dell’altro, a scontrarsi in una tempesta nel vuoto tra i loro corpi, e mentre quell’energia esplode Meridian scivola al di sotto, corre come se ne andasse della sua vita e avvolge entrambe le braccia attorno al corpo raccolto di Regis. Con l’impeto della sua spinta lo scardina dalla sua posizione ed i loro corpi avvinghiati rotolano lontano da Celes, il loro legame si interrompe e l’altro Celes getta indietro il capo in un urlo di dolore mentre la sua energia, fuori posto in questo angolo di spazio e di tempo e non più alimentata da quella di Regis, si prosciuga all’improvviso, lasciandolo vuoto e spento, bruciante di un dolore che gli ottenebra la vista e lo lascia incosciente, gli occhi semi-aperti e privi di colore, sul terriccio smosso dalla battaglia.

“Meri!” grida Fabian, lanciandosi immediatamente dietro la sorella, “Regis!” Mentre Calico crolla in ginocchio, esausto, e Celes corre verso il corpo inerte del suo doppio per accertarsi che sia ancora vivo, Fabian si inginocchia accanto al corpo tremante di sua sorella, serrato attorno a quello apparentemente privo di vita del mago. “Meri,” la scuote dolcemente, “Ti prego, parlami. Per gli dei, dimmi che sta bene.”

“È vivo,” mormora Meridian senza smettere di tremare, il viso premuto tra i capelli di Regis, “Non so per quanto.”

Fabian si sente morire al solo pensiero. L’uomo che ha condiviso con loro tutto il proprio sapere, che ha spiegato loro tutti i misteri della vita, della natura, della magia, l’uomo che è sempre stato lì per loro, per aiutarli qualsiasi fossero le loro difficoltà, l’uomo grazie al quale hanno scoperto per le prime, timide volte, cosa volesse dire condividere il proprio calore con qualcuno… l’uomo che ha rischiato tutto se stesso per salvarli, non può morire. “No…” incurante di dove si trovi, si stende al fianco della sorella e di Regis, avvolgendoli entrambi nell’abbraccio più caldo che ricorda di aver mai dato, “No…”

“Ragazzi—” Manila si avvicina, dopo aver lasciato Lacros alle cure di Laenton, “Non tutto è perduto. La sua energia è stata quasi del tutto prosciugata, ma se ancora respira deve essercene in lui almeno ancora un fiato. Tutto quello che dovete fare è respirargliene dentro dell’altra.”

Meridian solleva gli occhi sulla nonna. Sono umidi di pianto. “Come possiamo fare?” domanda con la voce rotta.

Fabian trova una delle sue mani e, con calore, la stringe. “Troveremo il modo.”

Dall’altro lato della radura, nel mentre, Calico si alza in piedi, nonostante le gambe tremino ancora per l’utilizzo smodato che ha fatto della propria energia.

“Calico,” lo ferma Celes, alzandosi in piedi e mettendogli una mano sulla spalla, “Aspetta. Devi riprenderti.”

“No,” Calico scuote il capo, i lunghi capelli biondi che sfuggono dalla coda stretta dietro la testa e ondeggiano di fronte ai suoi occhi stanchi. “Devo… Devo tornare a Palazzo. Voglio verificare la situazione.”

“Devi riposare!” Celes insiste, scuotendo il capo, “O vuoi finire come questo mentecatto?” aggiunge, accennando col capo all’altro Celes ancora disteso in terra.

Gli occhi di Calico si spostano sulla copia pressoché esatta del fratello. “Cosa intendi farne, di lui?”

“Non lo so ancora,” Celes scuote il capo e sospira, “Ne parlerò con Langley e Shannen. Chiederò consiglio.”

“Dagli fuoco,” suggerisce Shannen, chinandosi già a raccogliere il corpo inerme dell’altro Celes.

“Buon Dio, detesto l’odore di carne bruciata al mattino,” sospira Langley, aiutandolo, “Però, se vuoi, posso mangiarlo.”

Celes rotea gli occhi. “Ripensandoci, troverò la soluzione da solo. Portatelo sotto quell’albero, ragazzi, e legatelo. Stretto.”

“Sissignore,” Langley annuisce, e poi ghigna, “Adoro quando diventi dispotico.”

“Langley, potresti provare ad essere serio, per una volta?” sospira Celes, e poi si volta verso il fratello. “Quanto a te…” ma le sue parole si perdono nell’aria. Calico è già scomparso.

*

Riappare nel mezzo di un anonimo corridoio di servizio nelle viscere del Palazzo d’Estate. Non è situato in un’ala di rappresentanza, non si trova vicino ai saloni, o alla sala del trono. È, piuttosto, uno dei numerosi corridoi che il personale del Palazzo spesso utilizza per raggiungere le stanze private dei membri della famiglia reale. Ed è proprio verso una di quelle stanze che Calico immediatamente si dirige, muovendosi silenziosamente, con passo felpato, mentre scioglie la coda scomposta per ricomporla più ordinata, tenendo tra le labbra la fascetta che utilizzerà per legarsi i capelli.

Quella stessa fascetta sfugge da quelle stesse labbra quando, pochi istanti dopo, raggiunge la porta della stanza di Celes, trovandola dischiusa. Dall’altro lato, una ragazza che ricorda di aver visto solo di sfuggita – ed alla quale non aveva prestato particolare attenzione – durante le numerose occasioni mondane che lo hanno visto coinvolto negli anni scorsi.

Silenziosamente cerca di riportarne il nome alla memoria. Euphonia… Euphidra…

Poi deglutisce, spalancando gli occhi mentre la ragazza, in preda a un accesso di rabbia, si alza in piedi e, strappandosi il diadema dalla testa, lo lancia furente contro una parete. “Eudora.”

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La prima settimana è andata. ne restano cinque! Finalmente Liz è tornata in charge della trama e possiamo spasimare per le vite di tutti i nostri adoratissimi.

Reminder utili:

• il regolamento lo trovate a questo link, e dovete leggerlo molto bene;
• la composizione delle squadre la trovate a questo link;
• le vostre chat di squadra sono su Slack;
• la pagina per monitorare l’andamento delle squadre è in costruzione e sarà pronta definitivamente entro domani sera;
• il form di LDF permetterà la segnalazione dei fanwork a partire da questa sera (non usatelo prima di aver scelto i bonus!);
• la masterlist delle storie e il simulatore saranno disponibili a partire da domani sera;
• il contaparole ufficiale di LDF è l’unico strumento valido per misurare le vostre storie, e lo trovate a questo link.

Ma bando alle ciance e scopriamo quali sono le limitazioni, le missioni e i prompt di questa settimana!

Ricordate che siamo qui per ogni domanda, ma che vi è tassativamente e moralmente proibito cominciare a chiederci robe tipo “maaaaa se io scrivo su mia nonna in carriola e mio nonno sul trattore, posso usarla come interpretazione di questo o quel prompt?”, perché queste sono sempre le domande alle quali non manchiamo mai di rispondere con un educatissimo “fai il cazzo che ti pare”, e comunque, when in doubt, sostituite a tutti i prompt che non sapete interpretare la parola “culo” e sarete a cavallo. Fidatevi, funziona sempre.

Possa il COWT essere sempre in vostro favore!