#COWT 10: il mega-riassuntone delle puntate precedenti (parte 4/4)

Ed ecco a voi la quarta e ultima parte del riassuntone del nostro COWT, così da mettervi al passo con gli avvenimenti principali della trama e avere una guida di riferimento nel caso in cui nella trama di quest’anno apparissero cose che ormai diamo per scontate: è tempo di rivivere la guerra contro Celestia, che ci ha appassionato nelle ultime due edizioni.

Vi ricordiamo che le iscrizioni del COWT 10 sono ancora aperte, ma solo fino a questa sera alle 23:59, e che sono accettate solo di quattro in quattro – in caso contrario dovrete attendere il ritiro di un altro partecipante! https://www.landedifandom.net/cowt10-iscrizioni/

Alle 21:30, invece, appuntamento su Slack per conoscere i capisquadra di questa edizione!

Parte 4/4 – Celestia
(verso la fine della nostra storia)

Per la sua incoronazione a Veggente in carica, Celes organizzò una competizione amichevole degna di quelle organizzate da sua madre in gioventù: scelse quattro campioni da altrettante Lande, e promise loro gloria, onori, e un ricco tesoro di Cristalli magici che avrebbe reso il vincitore, o la vincitrice, ricco e potente.

Dopo attenta selezione, la scelta ricadde su Melek di U’luar, imponente e dalla saggezza sconfinata, dallo sguardo misterioso e lucente di desiderio di sfida; su Knight della Lancia, della sua Tanit, parente di zio Lænton e zio Cyprian, fredda e intraprendente; sul silenzioso Jyx, dotato di una magia millenaria che Celes percepiva a malapena e che non trovava corrispondenza nei tratti giovanili e quasi adolescenziali del suo volto; e infine su Roshane Bellflower, la giovane Hush – una magia debole, ma un’indole rissosa e un’ostinazione immensa, scaturita dalla consapevolezza di provenire da una Landa priva di magia.

Tuttavia Celes non era tranquillo: da mesi era tormentato da una voce che lo chiamava, in sonno come in veglia, e che si fece più intensa durante le prime fasi della battaglia. Celes, Celes, perché mi hai abbandonato? Era un suono struggente che gli spezzava il cuore. Nella sua vita si erano succeduti momenti tristi e difficili, ma nulla riusciva a toccare le corde di una tristezza atavica come questa voce sconosciuta e allo stesso tempo familiare che continuava a chiamarlo. Inizialmente capitava solo nei suoi sogni. Sognava immense distese verdi, palazzi di cristallo e la voce – la stessa voce che poi aveva cominciato ad accompagnarlo anche nei suoi risvegli. Aveva perso il conto di quante volte gli fosse capitato di svegliarsi stretto fra Langley e Shannen, e tuttavia di desiderare di allontanarsi da loro per continuare a seguire quella voce, che continuava a chiamarlo. Ormai gli bastava solo chiudere gli occhi, e la voce era lì ad attenderlo, pronta a chiamarlo ancora. E non si limitava più solo al suo nome. Raccontava storie, storie antiche di potere e magie, storie risalenti all’alba delle veggenti, storie che erano la storia di Celes prima che Celes diventasse storia a sua volta.

Come hai potuto, Celes? Io mi fidavo di te. Volevo tornare da te. Volevo vederti. E tu, invece, hai portato qui quelle persone. Quelle persone, sono loro a tenermi prigioniera. E tu le intratteni come un giullare, le onori come veri guerrieri, quando sono proprio loro a tenermi lontana da te.

Celes trattenne il fiato, mentre nella sua mente si avvicendavano immagini e figure colorate a contrasto altissimo, violente come cavalloni. La donna che immaginava come proprietaria di quella voce che gli sembrava di conoscere così intimamente, la giovane fata dai riccioli rossi i cui occhi color indaco lo inseguivano nei suoi sogni. Potevano davvero essere i guerrieri che aveva invitato ai giochi di celebrazione per la sua incoronazione, i colpevoli della sua prigionia? Ma com’era possibile? Non avrebbero dovuto neanche conoscersi fra loro, la loro presenza qui avrebbe dovuto essere un totale caso, il tiro mancino della sorte organizzato dalla sua magia. E se invece avessero trovato un modo per incontrarsi qui senza che nessuno avesse saputo del loro legame? E se invece fossero state lì proprio per fare del male a lui o alle persone che ama? E se la voce fosse stata la chiave di tutto, il tassello mancante, la pedina da liberare per capire lo schema dietro questo gioco?

Celes ordinò di incarcerare i campioni delle Lande, tutti e quattro, e Shannen e Langley si opposero con veemenza a quella decisione. Li liberarono. Celes sentì il fuoco della rabbia bruciargli le vene e la gola. Non era solo la sua voce ad essere fuori controllo – era tutto. Il suo cuore, i suoi pensieri – Shannen e Langley l’avevano tradito. Loro, proprio loro, in tutto l’universo, fra tutti coloro che avrebbero potuto fargli questo. Lo abbandonarono. Li abbandonò.

Le conoscenze dei quattro campioni furono unite a quelle di Shannen e Langley. Un’arma antica, in grado di separare un legame inscindibile, al prezzo di un’anima pura. A malincuore, Manila si schierò dalla parte del figlio, come pure suo fratello; ancora più a malincuore, Vesper prese le difese degli suoi oppositori, senza accusare il cuore di una madre troppo esposta all’amore.

Fu Shannen a sacrificarsi per salvare Celes: la sua anima fu spezzata, ma riuscirono a separare Celes dall’entità che tentava di riportarlo a sé, quella parte femminile che aveva inavvertitamente ripudiato e che, per scherno, aveva assunto quel nome che Celes aveva rifiutato fin da che aveva memoria.

Celestia era stata parte di Celes, fino a che quest’ultimo non aveva completato su Titania la sua trasformazione maschile, e da allora era disperata per non poter più esserne parte.

Celes fu salvato dalla magia di sua madre, che non esitò a sacrificare la sua potenza, forse per sempre, pur di riportarlo alla vita. E Jyx sacrificò la propria per compiere molte azioni impossibili, per portare amici e alleati su Tanit per muovere guerra a Celestia, e una che invece era assolutamente proibita, tornare indietro nel tempo in un preciso istante e salvare Nonna Giovanna dal suo fato avverso.

Hush si aggiudicò la contesa, sebbene non fosse chiaro, in tutto il caos che l’aveva contraddistinta, il senso di continuare a gareggiare: e ricevette un premio che non aveva previsto, perché aveva iniziato a ricambiare con riluttanza l’affetto che Knight provava per lei. Nel frattempo, Celes preparò le sue mosse per sbarcare, con il suo esercito di guardiani, sulla Landa che Celestia aveva eretto a rifugio: Vuklonikor, il sipario di velluto nero.

L’esercito di eroi da tutti i tempi e tutte le dimensioni era immenso, e Celestia non ebbe altra scelta che continuare a fuggire di Landa in Landa, predisponendo trappole e ostacoli per tentare di mettere i bastoni tra le ruote ai suoi inseguitori. Vuklonikor era stata la Landa che aveva plasmato a immagine e somiglianza della rabbia che aveva in corpo, e le sue Veneranti – losche figure discinte, dalle unghie acuminate e dalle zanne avvelenate – per quanto forti, numerose e agguerrite, non avevano alcuna speranza di vincere. Ma avrebbe potuto rallentarli.

Su un mondo di confine, ignari della guerra, una nuova Æthereal Rumble era pronta a iniziare – una lotta sportiva tra evocatori ed evocatrici di una parte del Polyverso che sia Celes che Celestia conoscevano poco. Celestia intravide una possibilità, e contò sul fatto che nessuna Veggente nella storia avesse mai poggiato il proprio etereo piede sulla sabbia di quel pianeta: si spacciò per la Veggente, mostrando i suoi poteri e la sua discendenza, e affascinò le finaliste di quella battaglia per lei priva di senso. La maga-idol Seong Ahm-Gi, la strega druida Eva Lirica, l’esotica Pmviira e la cavalcadraghi Gaelin furono in pochi giorni al suo servizio, soggiogate dalla pura e semplice aura che solo una Veggente poteva emanare: adesso Celestia aveva un esercito, perché ciascuna di loro era in grado di evocare le Sacre Bestie, entità gigantesche e potenti in grado di spazzare via il suo altro sé.

Il tempo fu sufficiente, perché Shannen subì l’effetto della maledizione dell’antico pugnale, e il vuoto che era penetrato dentro di lui, dopo avergli prosciugato i poteri, aveva iniziato ad attaccare e cancellare la sua anima. Celes dovette andare avanti da solo, cadendo nella trappola di Celestia, e combattendo da solo contro il suo esercito: Celestia ebbe gioco facile nel farlo passare per l’usurpatore del trono, contando sulla leggenda che voleva le Veggenti discendenti da una stirpe femminile. Langley restò al fianco di Shannen, fino a quando Manila non raggiunse quel pianeta dimenticato e compì un incantesimo proibito, richiamando dal loro esilio lo sciamano dei mari, la strega oscura dei fiumi e la suprema guaritrice delle Lande.

Shannen sopravvisse. Il vuoto dentro di lui fu estinto, così come i suoi poteri e parte della sua memoria, ma sopravvisse abbastanza di lui perché Celes e Langley potessero amarlo, a battaglia conclusa. Tutti gli eroi che Manila e Celes avevano incontrato in passato li raggiunsero, e combatterono contro le evocatrici e le Sacre Bestie, lasciando che i Veggenti si scontrassero tra loro.

“Avrei dovuto comprenderti meglio. Avrei dovuto accoglierti. Avrei dovuto abbracciare tutte le tue insicurezze, tutto il tuo bisogno di affetto. Avrei dovuto chiamarti figlio fin dal primo istante. Avrei dovuto percepire il tuo bisogno fin da quando eri ancora parte di me. È a causa mia che il tuo animo è nato spezzato. E tutto quello che posso fare per farmi perdonare, adesso che so chi sei realmente, è aiutarti a cancellare la traccia di quello che sei stato e non avresti mai dovuto essere.”

Celestia fu sottomessa, e sconfitta definitivamente. Per lei non c’era speranza di redenzione, neanche quando Celes comprese che avrebbe potuto, in qualche modo, accettarla e accoglierla: e semplicemente disperse la magia che involontariamente aveva creato. Due mesi più tardi, Manila partorì Calico, il frutto proibito dell’amore tra lei e suo fratello Lacros, il segreto che avrebbero dovuto custodire per sempre.