HMS Maouropia Treasure Hunt 2 (11/07 – 15/09)

PROROGATA AL 15 SETTEMBRE 2018!

Cari Viaggiatori marinareschi, quindici uomini quindici uomini su una cassa di rhum, arrr! Oggi celebriamo l’undicesimo anniversario della nascita di una community storica del fandom italiano come fanfic_italia (Fiffi), e lo facciamo riproponendovi in versione integrale un’iniziativa del 2010, con le stesse regole e modalità e finanche la stessa durata. L’unica differenza sarà nel premio che riceverete, che si evolve dalla storica tesserina a punti (omg, la ricordate?) ai più consueti Viaggiatimbri che stanno arrivando nei vostri profili.


La HMS Maouropia sta esplorando un misterioso arcipelago composto da sei isole maggiori dalle forme più bizzarre e un certo numero di isolette minori. La Mappa spiega chiaramente che tutte le isole devono essere visitate per trovare il Tesoro finale, ma non specifica in che ordine. Ogni isola contiene una sfida: solo quando tutte le sfide sono vinte è possibile accedere al Tesoro.

La Mappa è criptica nelle sue istruzioni per vincere le sfide, altrimenti non sarebbe divertente…

[expand title=”Regolamento”]

REGOLAMENTO

  • Si può partecipare con fanwork di qualsiasi tipo; per le fanfic il minimo è 100 parole e non c’è un massimo.
  • Ogni Isola richiede di essere vinta almeno una volta, ma due o tre o cento non guastano.
  • I prompt sono molto, molto, molto rilassati. Interpretateli come volete (potete scegliere di far valere come prompt i nomi delle isole, e/o i paragrafi, e/o i virgolettati!). Non dovete per forza parlare di pirati, di navi, di mari tropicali. Non dovete neanche per forza parlare di banane. È un fest estivo, insomma! (Comunque per loro perversa curiosità, Juls e la coratella di Fiorediloto avrebbero piacere di sapere COME li avete interpretati quando postate i fanwork).
  • Sì a tutte le vostre domande. Sì, possono essere capitoli di una storia più lunga (scritta apposta per questo fest), sì le poesie/filastrocche/whatever vanno bene, sì fate QUELLO CHE VI PARE. Questa è Fiffi, mica Sparta.
  • Viaggiatimbri: uno per aver completato almeno un’Isola, e uno per aver completato almeno le sei Isole Maggiori (quest’ultimo si “evolve” per ogni Isola Minore aggiunta al bottino).
  • La voce per la challenge è presente nel form. Vi basta segnalare lì il fanwork per prendere parte all’iniziativa.

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[expand title=”Isole Maggiori”]

ISOLE MAGGIORI

L’Isola del Teschio richiede sempre un compenso. Nessuna nave vi attracca volentieri, e la HMS Maouropia non fa eccezione. Perché ogni volta che una nave raggiunge l’isola, nell’istante in cui l’ancora viene gettata nella grande baia meridionale, dalla quale si vede chiaramente la formazione collinare che taglia orizzontalmente l’isola come una bocca dai denti digrignati, qualcuno muore.
La mappa avvisa chiaramente i navigatori, nella piccola nota che descrive l’isola: “Devi sacrificare un tuo compagno”.

L’Isola Zampa di Gatto, è noto, fa effetto solo sui comandanti. Il capitano Brandi Fiffi McFiffens se la sente nelle ossa, l’isola, prima ancora che la vedetta ne annunci la comparsa all’orizzonte. È una delle pochissime dell’arcipelago che non la disturba visitare. Anzi. Le sembra che i suoi sensi si acuiscano nell’approssimarsi a Zampa di Gatto; che le sue doti di capitano si facciano più forti e decise; sente dentro di sé un istinto predatorio ancora più intenso del normale (è una piratessa, perdiana); e il suo passo è stranamente felpato, il che le permetterebbe di suscitare infarti a ripetizione nella sua ciurma, se solo Brandi avesse il senso dell’umorismo.
Il cartiglio descrive l’isola in maniera enigmatica: “artigli di ferro in un guanto di velluto”.

L’Atollo è una piccola isoletta dall’aria innocua e dalla flora lussureggiante. È considerata la più bella delle sei isole maggiori dell’arcipelago, e tutte le navi che lo attraversano prima o poi vi fanno tappa per riassestare i nervi più o meno urtati dalle altre cinque. Tuttavia, per i cacciatori di tesori, è anche la più misteriosa. Cosa vorrà mai dire la piccola nota d’avviso della mappa: “Ricorda che c’è un buco al centro”?

L’Isola Banana è abitata da un popolo di indigeni devoti a uno strano culto, perlopiù immensamente ridicolo. Ma poiché sono gentili e accoglienti e – cosa più importante – solo il loro capo ha accesso ai segreti più reconditi della loro terra, i pirati che attraversano l’arcipelago hanno l’abitudine di trattarli con una certa condiscendenza. I marinai della HMS Maouropia, data l’amicizia del loro capitano col grande capo di Haukea – così si chiama l’Isola Banana in lingua nativa – sono anche invitati ad assistere a una cerimonia pubblica in onore del Dio Banano, la divinità protettrice dell’isola.
La cerimonia comincia così: “Portate gli oli, gli incensi, preparate l’altare.
Il nostro Dio, il Grande Banano, è inquieto e ha fatto in modo che lo sapessimo.”

L’unica altra isola abitata dell’arcipelago è l’Isola Fiocchetto. Gli isolani sono gente pacifica, ma ferocemente attaccata alle proprie tradizioni: i Fiocchettesi sono noti per i loro tremendi sbalzi d’umore qualora queste non vengano rispettate. Tutti i marinai che sbarcano sull’isola, quindi, devono sottoporsi a un rituale indolore che consiste nell’indossare un segno di appartenenza. Si tratta di un grosso, sgargiante fiocco multicolore di stoffa grezza. Dal momento che il capitano è l’autorità della nave, solo a lei spetta il grande privilegio di portare il fiocco sulla cima della testa. Brandi Fiffi McFiffens lo indossa con gratitudine, e immenso fastidio.
E dire che il cartiglio li aveva avvertiti: “È sufficiente che ci sia un fiocchetto in un posto ridicolo”…

Nell’avvicinare l’isola del Pinguino, la ciurma della HMS Maouropia avverte sempre uno strano effetto collaterale. L’impulso è quello di essere, per qualche motivo, il più possibile carini – e coccolosi – gli uni con gli altri.
L’effetto comincia a sentirsi quando l’isola compare in vista sulla linea dell’orizzonte, e la vedetta – anziché annunciare col consueto urlo squillante – “Isola del Pinguino in vistaaaaaa”, si districa come una scimmia tra le sartie e corre ad annunciarlo personalmente a capitano, nostromo e primo ufficiale con un sacchetto di biscottini preparati per l’occasione. Il biglietto, raccolto nel tulle rosa pastello della confezione, dice: “Isola del Pinguino in vista, con tanti auguri di un felice attracco”.

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[expand title=”Isole Minori”]

ISOLE MINORI

Se Brandi avesse il senso dell’umorismo, direbbe che le palme dell’Isola delle Palme rispecchiano la sua pettinatura del giorno. Quando tira la tramontana hanno le fronde lisce come i suoi capelli, ma quando soffia lo scirocco si sveglia con un’enorme testa di riccioli. Quando soffia il maestrale, invece, l’intero equipaggio ne ha sentore dall’urlo disumano che si leva dalla cabina del capitano. Mentre tutti corrono al riparo, Brandi emerge dai suoi appartamenti con i capelli in un’unica massa infeltrita, digrignando i denti e massaggiandosi la pancia con le mani. Guai ad attraversare la sua strada. GUAI.

L’equipaggio, essendo in massima parte composto dalla peggior feccia che mai abbia indossato una giarrettiera mortale, non se la cava granché coi doppi sensi delle parole. Non è colpa loro: è difficile quando il tuo vocabolario ne conta solo dieci o venti, e per lo più sono nomi di parti della nave. (Difficile intavolare una conversazione con le parole “sartiame”, “babordo” e “cazzare”, ma in qualche modo loro ci riescono. Non sfidiamole.)
Questo rende oltremodo difficile spiegar loro che la parola ha tanti significati. C’è quella che si regala alle signorine allegre per portarsele a letto, e c’è la tinta allarmante con cui hanno ripitturato le tette della polena, e c’è la sensazione di Brandi quando il mese gira male, c’è l’Isola della Rosa dei Venti all’orizzonte, e sembra che qualcuno la stia assaggiando dall’interno.
Vaglielo a spiegare.

Una nave con un equipaggio di sole donne pone problemi terminologici. Certo, gli argomenti di conversazione sono sempre quelli (donne, donne, figa, donne, mestruo, figa, stitichezza), con un ritornare costante delle parole chiave. Rimorchiare è altrettanto difficile: dopo anni sulla stessa barca hai dormito con tutte quattro o cinque volte. La disperazione è tale che ti inventi le cose peggiori, usando le metafore peggiori, che sulla terraferma – qualsiasi terraferma, anche quella dell’Isola della Stella Marina – sono fuori moda da almeno sei mesi. 
“Vuoi vedere la mia stella marina?” mormora Bertha la Grossa ad un piccolo mozzo dall’aria terrorizzata.
Non c’è scampo.

Nessuno sa dove sia, ma tutti sanno che c’è, da qualche parte, ben nascosta. Neppure quelli che l’hanno vista nuda sanno localizzarla con precisione. Certo, se le leggende sulla sua grandezza sono veritiere, non la si può nascondere più di tanto, ma in qualche modo il capitano c’è sempre riuscito. Ormai, della sua preziosa rarità si favoleggia in tutti i mari: il pensiero basta a dare i bollori
alle menti già surriscaldate di quelli tropicali, e riscalda e conforta quelle infreddolite dei mari del nord. Ma dove sarà mai, si domandano i suoi ammiratori e anche i suoi nemici, ansiosi di carpire l’informazione che potrebbe – ma forse anche no – costituire la debolezza di Brandi. Escluse braccia, gambe e seno in quanto le parti più esposte, esclusa la spalla che resta nuda nel caldo equatoriale, esclusa la coscia tornita e sudata a mezzogiorno, esclusa (in parte) la schiena e il lembo di pancia che sfugge al cinturone, non resta poi moltissimo per cercare.
Chi lo sa. Forse il favoleggiato tatuaggio Croce Rossa di Brandi Fiffi McFiffens neppure esiste.

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