Il clamore delle armature dei soldati dell’eserito, le centinaia che hanno seguito l’ondata di malcontento della popolazione alleandosi con Castaros per invadere il Palazzo d’Estate, risuona ancora in un’eco infinita per i corridoi della dimora della famiglia reale. Castaros sorride nell’attraversare la sala del trono accompagnato da questa piacevolissima colonna sonora, per poi fermarsi proprio di fronte a Metacomet e Vesper, tenuti fermi a stento dalle quattro guardie che li stringono per le braccia.
“Castaros–” Vesper ringhia come una belva, strattonando per liberarsi, “Lasciaci andare! Questo è tradimento!”
“La tua perspicacia, Vesper, come al solito mi sconvolge,” Castaros inarca un sopracciglio e ghigna, divertito, “Ma mai quanto la tua cecità. Che poi è il tratto che più palesemente ti accomuna alla famiglia reale di cui sei serva. Solo un mucchio di ciechi e inetti quali voi siete avrebbe potuto lasciarsi sfuggire il malcontento che da mesi, ma cosa dico, anni!, ormai serpeggia fra la popolazione.”
“E tu ne hai tratto vantaggio!”
“Io l’ho ascoltato!” alza la voce lui, “L’ho compreso! Ho deciso di farmene portavoce e paladino, che è quanto ogni uomo politico dotato di dignità e buonsenso dovrebbe fare!”
“Castaros,” Metacomet aggrotta le sopracciglia, parlando con più calma rispetto a Vesper, anche se la rabbia ribolle evidente appena sottopelle, “Sai benissimo, come sappiamo anche noi, che questa ridicola imitazione di colpo di stato non potrà che finire nel nulla. Tanit non può sopravvivere senza la sua Veggente. E non mi risulta che tu ne abbia una da far sedere su quel trono.”
Castaros ghigna ancora, scrollando le spalle. “Staremo a vedere.” Poi si rivolge alle guardie, accennando verso l’uscita della sala. “Rinchiudeteli nelle prigioni fino a che non avrò stabilito cosa farne.”
Non appena le guardie scompaiono con Vesper e Metacomet oltre le enormi porte dorate della sala del trono, il generale Silas dell’Argento, prezioso alleato di Castaros nel corso delle rivolte e della presa del Palazzo d’Estate, si avvicina all’uomo, dubbioso. “Che io sia dannato, Castaros, ma Metacomet non ha tutti i torti. Dici di voler dare inizio a una nuova linea matriarcale, ma–“
“Di questo non dovrà assolutamente preoccuparsi, generale dell’Argento,” Castaros sorride serenamente, avanzando a grandi passi verso il trono, pregustando il momento in cui lo occuperà in via definitiva. “Ho già la soluzione per questo problema,” e, con un altro sorriso, si volta verso uno dei membri della sua guardia personale. “Octavius.”
“Sissignore.”
“Corri a chiamare Eudora.”
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